Le nevicate di fine febbraio-inizio marzo 2005 – Prima parte

Tra l’ultima decade di febbraio e i primi giorni di marzo 2005 si verificò una tra le ondate di gelo e neve più significative degli ultimi decenni. La configurazione barica responsabile di questo eccezionale evento era caratterizzata da un poderoso blocco anticiclonico sul Nord Atlantico che pilotava lungo il suo bordo orientale masse di aria molto fredda provenienti dall’Artico e dirette verso l’Europa e il Mediterraneo.

Non disponendo di molte informazioni relative a quanto accadde nelle restanti zone del Nordest, il mio racconto verterà principalmente sui ricordi delle nevicate che interessarono il mio paese, Cavaso Del Tomba (TV), situato ai piedi del massiccio del Grappa.

Una prima irruzione di aria artica investì l’Europa Centro-Occidentale a partire dal 20 febbraio come mostra questa mappa isobarica:

Si può notare il blocco anticiclonico sull’Oceano Atlantico (delimitato in rosso), con la conseguente discesa di aria artica verso l’Europa. Sull’Alto Tirreno l’irruzione fredda diede origine ad una depressione che nelle ore successive si approfondì e si spostò verso NE e fu il fronte occluso ad essa collegato a provocare la prima ondata di nevicate a quote pianeggianti sulle nostre regioni.

La prossima mappa è relativa al giorno successivo, 21 febbraio 2005, quando il minimo di pressione era ormai sull’Alto Adriatico, posizione ideale per la neve in pianura al Nordest, in quanto garantisce un mix tra precipitazioni generate dal fronte occluso (il riccioletto nero disegnato tra Croazia, Pianura Padana e Liguria per capirsi) e aria gelida da NE risucchiata dal minimo stesso nei bassi strati:

Nel corso della giornata di domenica 20 febbraio il cielo si coprì di nubi e iniziò a soffiare un vento sostenuto da NE, mentre in serata iniziò a cadere pioggia mista a neve. La giornata di lunedì 21 febbraio si aprì con una prima spolverata di neve seguita da una fase di pioggia mista a neve al primo mattino. Da metà mattinata però ebbe inizio un’intensa nevicata a larghe falde che depositò, entro il mattino del giorno successivo, circa 15cm. Per quanto riguarda il resto del Triveneto vanno segnalati i notevoli accumuli nevosi registrati nella pedemontana udinese (punte di 30cm) e nel Veneziano Orientale (20-25cm), mentre le nevicate furono scarse nelle valli del Trentino Alto Adige.

Nei giorni successivi il tempo rimase variabile ma asciutto, in un contesto di freddo intenso che conservò il manto nevoso nelle zone all’ombra, in attesa di una potente irruzione di aria gelida continentale incanalata tra l’anticiclone posizionato sul Nord Atlantico e una profonda depressione posizionata in prossimità dell’Ucraina.

Spesso le irruzioni fredde da Est producono nevicate consistenti nei settori pedemontani compresi tra il Pordenonese e il Vicentino grazie allo sbarramento opposto alle correnti orientali dalla catena prealpina (nella mia zona queste nevicate sono conosciute come “e nevegàe dal Furlàn”, “le nevicate dal Friuli” in italiano) e molte volte tali nevicate sono difficilmente prevedibili. In questo caso infatti le previsioni del tempo dei giorni precedenti non facevano certo pensare a grandi nevicate, accennando solo alla possibilità di locali rovesci nevosi che avrebbero potuto attraversare la Pianura Padana da est verso ovest nella notte tra il 27 e il 28 febbraio.

Nel pomeriggio di domenica 27 gennaio grosse nubi cumuliformi sopraggiunsero da Est, apportando le prime burrasche nevose sulle Prealpi. A partire dalle 17 deboli rovesci nevosi raggiunsero anche Cavaso del Tomba, producendo un primo velo di neve in serata. I rovesci tuttavia cessarono e sembrava che le previsioni meteorologiche si stessero realizzando. Non potevo nemmeno immaginare la sorpresa che quell’irruzione di aria gelida mi stava per riservare….

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